Affresco con scena di incontro gladiatorio dalla tomba di Caius Vestorius Priscus, datato al 75-76 d.C, nella Necropoli di Porta Vesuvio a Pompei.
L'uomo, deceduto all'età di 22 anni, ricopriva la carica di Edile, ovvero il magistrato preposto alla costruzione e manutenzione di edifici pubblici. L'Edile morì in giovane età, forse durante la sua magistratura. Il luogo di sepoltura e duemila sesterzi per il funerale furono concessi dai decurioni, le autorità cittadine, gli appartenenti al consiglio dei municipi e delle colonie romane, mentre la tomba fu eretta dalla madre Mulvia a proprie spese.
Tra le numerose scene dipinte che decorano la tomba quella forse più interessante mostra una coppia di gladiatori durante un combattimento: un gladiatore di tipologia trace a sinistra e un mirmillone a destra. Il vincitore è in piedi, mentre il suo avversario giace a terra tenendo ancora lo scudo. Interessante vedere che entrambi i gladiatori sembrano indossare una maglia molto fine, una sorta di tunica talare, fatta di un materiale traslucido simile o di seta. Vi è inoltre la particolarità di piccoli segni e simboli sulle cosce del trace che ancora non hanno trovato una spiegazione plausibile. L'affresco dovrebbe ricordare un munus gladiatorio offerto o in onore del defunto nell'anfiteatro di Pompei quando era Edile.
Il gladiatore di tipologia Trace era tradizionalmente abbinato al Mirmillone. Il Trace, in latino Thraex, il cui nome deriva dalla sua terra d’origine la Tracia, aveva come difesa un piccolo scudo rettangolare, e degli alti schinieri per protezione delle gambe che arrivavano quasi fino all’inguine. Indossava un elmo caratterizzato da pennacchio, il lophos a forma di grifone, ed era riconoscibile per la sua arma particolare detta sica supina, una spada originaria dell’Est Europeo simulante il becco affilato del grifone alato. La sua forma ad uncino aveva lo scopo di colpire alla schiena o alla parte alta della spalla dell’avversario.
Il Mirmillone, in latino Murmillo, aveva come difesa un grande scudo rettangolare, prendeva il suo nome dall’immagine del pesce, una mormora, che avevano sull’elmo. Indossava un armamento difensivo caratterizzato dall’elmo con tesa ripiegata sui lati e protezione per gli occhi, realizzata con una griglia molto ampia che consentiva una ottima visione generale. La sua arma era il gladius, la spada dalla lama in ferro lunga 40-50 centimetri. Completavano l’armamento, lo schiniere sulla gamba sinistra e la protezione per il braccio, la manica imbottita di lino a vari strati, o di cuoio duro sul braccio destro.