AFFRESCO CON PRIAPO TRA MALOCCHIO, INSULTI E FORTUNA

All'ingresso della Casa dei Vettii, una delle domus romane più ricche e famose di Pompei, è rappresentato un Priapo itifallico, simbolo di benessere e fertilità. Il dio della riproduzione è raffigurato mentre pesa sulla bilancia il suo grande fallo, con una borsa piena di denaro come contrappeso. Priapo si trova strategicamente all'altezza degli occhi, subito a destra dell'ingresso. Chiunque entri in casa deve passare davanti al suo grande pene eretto, non così sottile come concettualmente potrebbe sembrare. Priapo ha avuto molti ruoli simbolici; uno dei più importanti è stato quello di effigie apotropaica, il cosiddetto malocchio, usata per proteggere la casa e i suoi abitanti da forze negative, oppure per augurare fertilità, benessere, successo nel commercio e ricchezza.
Ma Priapo, protettore delle abitazioni e dei terreni, invoca anche la malasorte e maledice coloro che compiono furti nei giardini, negli orti e nelle abitazioni. Infatti, nei Carmina Priapea, raccolta anonima di 95 carmi latini composta principalmente da inni ed epigrammi di carattere salace dedicati a Priapo, si legge:

XI. Attento a non farti prendere! Se ti prendo
non ti farò male col bastone, né ti darò
crudeli ferite con la falce curva:
trafitto da questo piolo lungo un piede,
sarai così allargato che potrai far conto
di non aver più grinze al culo.


XIII. Io ti avverto, bel ragazzo, tu verrai inculato,
E tu, bella fanciulla, verrai fottuta.
Al ladro peloso spetterà la terza pena.


XV. Chi cercherà di saccheggiare con le sue mani
da ladro questo campicello che mi è stato affidato,
sentirà su sé stesso che non sono un castrato.
Forse egli fra sé e sé dirà “nessuno verrà mai a sapere che io sono stato rotto di dietro in questo luogo
remoto fra i cespugli”.
Ma si sbaglia, perché la cosa si svolgerà davanti a
dei grossi testimoni.


XVII. Che vuoi da me, o molesto guardiano?
Perche impedisci al ladro di venire da me?
Lascialo venire: se ne andrà ben allargato!


XXII. Se mi derubano una donna o un uomo o un giovincello, quella mi offra la fica, il secondo la testa, il
terzo le natiche.


XXIII. Chiunque qui prende una rosa o una viola,
o verdura furtiva o mele non vendute, prego che se
non ha a disposizione una donna o un giovincello
sia tormentato da quel tiramento che vedete in me e
che il membro gli continui a sbattere a vuoto
sull’ombelico.

XXVIII. Tu che hai cattivi pensieri e a stento ti trattieni dallo
svaligiare l’orto, sarai inculato da questo membro
lungo un piede. E se non ti basta una pena così grave e molesta, colpirò più in alto!


XXXV. La prima volta, o ladro, ti inculerò; ma se ti fai
prendere un’altra volta lo prenderai in bocca e ti allatterò; ma se commetterai un terzo furto subirai entrambe le pene: lo prenderai di dietro e in bocca.


Tuttavia, il dipinto va oltre la semplice rappresentazione di Priapo, suggerendo che la sua presenza non fosse limitata al ruolo apotropaico e superstizioso. Priapo utilizza una bilancia per pesare il suo fallo e, come contrappeso, un sacco di denaro. Sul pavimento sotto alla bilancia si trova un cesto traboccante di frutta fresca, posizionato in modo da sembrare indicare il fallo. Questa disposizione rappresenta un'indicazione dei veri valori di questa dimora: i proprietari avevano compreso il reale significato della relazione tra fertilità, prodotti della natura e generazione di reddito. Non a caso, la domus era proprietà di due ricchi fratelli, i Vettii, appartenenti al ceto dei liberti: Aulus Vettius Restitutus e Aulus Vettius Conviva. I Vettii avevano acquisito la loro ricchezza tramite numerose attività produttive e commerciali. La composizione artistica pone i prodotti della natura come fondamento della relazione tripartita, sopra cui si staglia la personificazione di una misteriosa forza vitale della natura.
Nella mitologia greca, Priapo è un dio minore della fertilità rustico, protettore del bestiame, delle piante da frutto, dei giardini e dei genitali maschili. Priapo è caratterizzato dalla sua erezione permanente e sovradimensionata, che ha dato origine al termine medico priapismo, una condizione in cui il pene resta sempre dolorosamente eretto, senza che si provi piacere. Il gigantesco fallo di Priapo non viene utilizzato a dovere: il dio, un personaggio buffo e grottesco che colleziona insuccessi, è infatti impotente. Un dio con un fallo enorme, ma senza la capacità di usarlo, un destino malvagio. Secondo i Romani, era nato dall’amore illegittimo tra Afrodite e Zeus e fu trasformato in un personaggio osceno da Era, moglie gelosa del re dell’Olimpo. Divenne una figura popolare nell'arte erotica romana e nella letteratura latina ed è il soggetto della raccolta di versi spesso umoristicamente oscena chiamata Priapeia di cui ho inserito qualche verso.