I MOSAICI CON SCENE TEATRALI DA POMPEI

Gli scavi della Villa di Cicerone a Pompei, condotti alla fine del 1700, hanno portato alla luce due mosaici con scene teatrali, oggi conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Questi due mosaici policromi, di circa 40 cm di altezza ciascuno e di probabile origine ellenistica, sono firmati lungo il bordo superiore con tessere minute da Dioscuride di Samo (Διοσκουρίδης Σάμιος Dioskourides Samios epoiese, ovvero 'Dioskourides di Samo fece') e risalgono al II-I secolo a.C. Questa tipologia di mosaico è conosciuta come emblema, ovvero un mosaico realizzato con tessere molto piccole e collocato al centro del pavimento di un ambiente come decorazione principale: per questo motivo, gli emblemi erano spesso commissionati a artisti che operavano in botteghe specializzate. Una volta acquistato, il mosaico doveva semplicemente essere posato al centro del pavimento in fase di costruzione.
Il primo mosaico probabilmente raffigura una scena di teatro ambulante, tratta da una commedia di Menandro, “L'invasata” (Theophorumene), con dei musicisti ambulanti dedicati al culto di Cibele, che compaiono anche nel Satyricon di Petronio.

I suonatori indossano le tipiche maschere teatrali: la figura sulla destra, con il naso aquilino, suona il tympanon, una sorta di tamburello; quella che la segue sembra rappresentare il personaggio dell'adulatore e tiene i cembali; sulla sinistra una cortigiana suona la doppia tibia, ovvero il doppio flauto greco, l'aulòs; e il fanciullo, forse intento a raccogliere le offerte, suona uno strumento a fiato che potrebbe essere un tipo di corno, come il piffero fenicio, anch'esso utilizzato nelle cerimonie di Attis e Cibele.
Il secondo mosaico raffigura due giovani donne in consulto presso una fattucchiera strabica. Le tre figure portano maschere teatrali e sono sedute attorno a un tavolo circolare su cui sono disposti vasi e un ramoscello per le aspersioni. La fattucchiera tiene tra le mani una coppa d'argento, probabilmente alludendo alla preparazione di un filtro d'amore. Il tema è tratto dalla commedia: "Le donne a colazione" (Synaristósai), di Menandro.
Le due opere probabilmente derivano da dipinti anteriori; le scene, vivacemente impostate, offrono un esempio di acuta penetrazione psicologica, presentando in atteggiamenti icastici personaggi e tipi della Nuova Commedia.