Rilievo funerario romano in marmo, raffigurante una corsa di carri nel Circo Massimo, proveniente da Ostia, datato al 98-117 d.C., ora parte della collezione antichità del Museo Gregoriano Profano, nei Musei Vaticani, a Roma. Questo rilievo, risalente al regno di Traiano, era parte di un monumento funerario in onore di due coniugi raffigurati in piedi a sinistra della cornice figurativa. In primo piano vi è la raffigurazione di una quadriga da corsa, in una gara all'interno del Circo Massimo, il più grande edificio per lo spettacolo dell'antichità, e uno dei più grandi di tutti i tempi, con circa 600 m di lunghezza per 140 m di larghezza che poteva contenere circa 250.000 spettatori.
Le gare principali all'interno dei circhi erano rappresentate dalle corse dei carri trainati generalmente da quattro cavalli, l’evento più importante della romanità.
Il carro raffigurato è guidato da un agitator, speciale auriga professionista, preceduto da un hortator, personaggio a cavallo che eccitava gridando e pressando i cavalli per farli correre più veloce. Al lato si può notare uno sparsor, che spargeva acqua davanti ai cavalli per trattenere la sabbia del circo al suolo, o versava acqua sulle teste dei cavalli accaldati al loro arrivo.
La ricostruzione dettagliata delle caratteristiche principali del Circo Massimo è ben definita nel reperto archeologico: al centro la spinae, ovvero il muro attorno al quale correvano e giravano le quadrighe, dove si possono notare i coni arrotondati delle metae alle due estremità, elementi architettonici di forma conica che avevano la funzione di segnalare agli aurighi la prossimità delle curve; per gli aurighi il momento più critico della gara era proprio la svolta attorno alle mete, in particolare la metae secunda, quella più vicina al traguardo, dove c’era meno spazio a causa dell’andamento obliquo della spina, una vera prova di destrezza che favoriva l'eccitazione del pubblico.
Un obelisco a sinistra seguito da una coppia di statue femminili, forse figure della dea Victoria, poi vi sono in cima alle colonne sulla destra dei delfini, meccanismi contagiri per segnalare al pubblico lo sviluppo della gara; i delfini venivano abbassati da un inserviente tramite delle barre verticali ad ogni fine giro. I giri di pista, gli spatia o i curricola, da compiere per ogni gara, la missus, erano generalmente 7, ed una giornata di ludi prevedeva 10 corse all’inizio dell’età imperiale, aumentando poi progressivamente a 24 sotto Caligola, a 48 sotto Vespasiano, fino alle 100 corse al giorno con Domiziano, che dovette per motivi di tempo ridurre il numero dei giri di pista a 5.
Al centro l'auriga sta in un equilibrio precario su un carro leggerissimo, basso e semplice, molto differente da quello che la fantasia mediatica ha proposto in film e serie tv, tenendo le redini legate alla vita e non alle mani, come molti erroneamente pensano, tecnica per controllare la furia dei cavalli ed infatti erano equipaggiati con una specie di coltello che serviva, in caso di caduta, a recidere velocemente le redini per non venire trascinati dai cavalli sulla pista o travolti dai carri avversari, anche se le cronache ci informano che molti incidenti finivano con la morte degli agitatores.
Le cadute e gli incidenti, i naufragia erano molto frequenti e spesso mortali. Gli assi delle ruote potevano facilmente spezzarsi quando i carri si urtavano l’un l’altro o scontravano contro gli ostacoli, e i cavalli dell’epoca non venivano ferrati, e potevano facilmente ferirsi mentre gli aurighi li incitavano in una corsa sfrenata con urla e frustate.
Oltre al rischio di cadere, di essere travolti o di schiantarsi, dovevano guardarsi anche dagli altri contendenti: era infatti permesso il frustare i cavalli avversari e urtare deliberatamente il proprio carro contro gli altri carri, e come uniche protezioni, gli aurighi avevano solo un casco ed un corpetto di cuoio.
Sempre sulla spina si nota una figura elmata con una palma della vittoria, pronta a dichiarare il vincitore di questa durissima e pericolosa gara.
All'estrema destra ci sono le carceres, gli alloggi di partenza, girate di lato e scolpite superficialmente, per dare l'impressione di prospettiva. Le doppie porte di ogni cancello di partenza sono separate dalle successive da delle erme preposte, simboli dello sport e della sua concezione.
Il rilievo marmoreo potrebbe aver originariamente onorato qualcuno affiliato alle gare, forse uno dei capi fazione, forse un magistrato connesso ai ludi circenses. Il fatto che sia raffigurato un solo conducente può suggerire uno stretto legame con il maschio defunto; forse tutti nel rilievo appartenevano alla stessa squadra.