GLADIATORE MENTRE VIENE USTIONATO DA UN INCITATOR

In questo dettaglio di un grande mosaico pavimentale romano in marmo, raffigurante combattimenti di gladiatori, risalente al periodo tardo-imperiale (320-340 d.C.), ritrovato nella proprietà della famiglia Borghese a Torrenova, sulla Via Casilina, alla periferia di Roma, nel 1834, attualmente parte della Collezione della Galleria Borghese a Roma, presenta una scena particolare nella quale si evidenzia il braccio di uno degli incitatores (purtroppo il resto è andato perduto nel momento della scoperta, e i restauri ottocenteschi hanno ricomposto lastre originariamente collocate in siti differenti). Questa scena illustra funzionari che ustionano con barre ardenti i gladiatori particolarmente fiacchi o codardi, mentre cercano di ustionare con la verga appuntita e rovente la schiena di un gladiatore di tipo secutor, di spalle, che sanguina dalla regione sotto il perizoma, in fuga. Questo atto, presente negli anfiteatri, infiammava il pubblico che gridava "ure" e "brucialo" agli incitatores. Nella parte superiore della scena (non visibile nella foto pubblicata) è presente un'iscrizione che indica l'incitator con il nome di Purpureus, soprannome di colui che nell'arena manovrava oggetti dalla punta incandescente, derivante dal greco "πῦρ" (pûr), fuoco.
Questo mosaico sembra dare vita alle parole di Seneca, che nelle sue Epistolae (VII), scrive:<Ecco adesso la folla se la prende con un addetto dell'anfiteatro, che non si decide a usare la frusta e la sbarra rovente su un gladiatore pigro, uno che, secondo loro, fa perdere tempo perchè combatte con troppa calma. Sentite che cosa gridano: “brucialo, frustalo, sgozzalo” >.