LE FRUSTATE "EDUCATIVE" NELL'ATLETICA

Una delle caratteristiche del mondo antico ellenico, estranea alla nostra etica, ai nostri valori, alla nostra morale era l'uso delle frustate punitive, o meglio la fustigazione "educativa".
In tutti i settori sociali questa pratica era molto usata, apprezzata e talvolta abusata. Dalla scuola alla caserma, dal mercato alle palestre, dai templi all'agorà, la frustata fustigante era il simbolo stesso del rispetto rigoroso ed "egualitario" che disciplinava gli uomini.
L'atletica essendo base della paideia, cioè dell'insegnamento culturale, dei valori e degli ideali ellenici per la formazione e per l'educazione del ragazzo come del cittadino, era in primis nell'attuare e promuovere questa pratica sia nel ginnasio e nella palestra, che nelle gare pubbliche.
La frustata "educativa" era diretta a garantire la disciplina o a punire episodi di inosservanza o di insubordinazione. Disciplinare con il dolore fisico, era per i greci la forma per eccellenza per controllare gli istinti umani e la sottomissione alle regole sociali.
Nell'atletica i giudici e gli allenatori sono quasi sempre rappresentati nell'iconografia con la frusta, la rhabdoi in mano. Tale attrezzo era prodotto con un arbusto di retama, il lygos, consistente ed elastico nello stesso tempo, con due parti terminali a "V" che schioccando al contatto con il corpo, causavano un suono secco e un dolore lancinante, ma non recante traumi; i colpi non venivano mai effettuati sul capo del punito ma quasi sempre sulla schiena e sulle braccia.

Vi era un ufficiale addetto a questo compito durante le competizioni, era il mastigophoroi, il portatore di frusta, e il capo dei giudici l'hellenodikai, aveva un proprio ufficiale addetto alla fustigazione, l'alytai, con una sua propria uniforme. Forse all'origine di questa frusta "educativa" dell'epoca classica, c'era la ben dura fustigazione "tradizionale" del periodo arcaico, con bastone di legno di ulivo, usata nei secoli addietro per scopo punitivo e per danneggiare e lasciare il segno, più che per il fine pedagogico.
Alle volte la fustigazione degli atleti avveniva anche contro gli alti ranghi e i campioni, perché nessuno doveva essere al di sopra della legge, anche quando erano lontani dalle competizioni e dagli allenamenti, come é il caso del ricco e famoso ateniese Alcibiade, punito per aver commentato con cattiveria la vittoria di un atleta alle Olimpiadi.
La fustigazione poteva essere usata anche contro la folla che andava ad assistere alle competizioni e i suoi riti.
Un iscrizione rinvenuta nel sud della Turchia, ci informa sull'organizzazione del festival atletico della piccola città di Oenoanda: "nello stesso modo venti fustigatori devono esseri scelti dall'organizzatore del festival per aprire la strada alla processione, indossando abiti bianchi senza indumenti intimi e con la frusta, e sarà responsabile per il buon ordine come sono stati istruiti dall'organizzatore".
Si nota che la mancanza di indumenti intimi indica che i frustatori, potevano essere anche allenatori di alto rango.

Particolare di vaso kylix ateniese a figure rosse, 450-430 a.C., allenamento di ragazzi in palestra; Museum of Fine Arts, Boston.