ODISSEO POLYTROPOS, L'EROE COMPLESSO

Nella prima riga di apertura di uno dei due poemi epici fondamentali dell'Occidente, cioè l'Odissea, Ulisse, o meglio Odisseo, il protagonista, viene descritto come polytropos: "Narrami, o Musa dell'Eroe complesso, che tanto vagò, dopo aver distrutto la rocca sacra di Troia...". L'aggettivo per descrivere Ulisse è polytropos, in greco Πολυτροπος, che letteralmente si traduce come "molti volti" o "molte facce"; il prefisso poli significa molti o multipli, mentre tropos si riferisce a svolte, forme.
Nelle traduzioni passate, questo termine è stato reso come "l'uomo dai molti modi", "l'uomo dei colpi di scena", "l'uomo dai molti ingegni", "l'uomo dalle vie tortuose", "l'uomo che non si è mai smarrito" o "l'uomo pieno di risorse"; in italiano troviamo di solito "l'eroe multiforme" o "l'uomo multiforme".
Negli ultimi anni, anche grazie a un approccio multidisciplinare (dove vari settori di studio si affiancano per comprendere le sfaccettature di uno stesso fenomeno), il termine polytropos ha assunto una traduzione in "complesso" o "complicato". Eroe complesso, offre un diverso tipo di valutazione, suggerendo non che Ulisse abbia solo determinate qualità, ma che queste caratteristiche lo rendono qualcuno da considerare complicato, perché sono in contrasto tra loro e lo rendono un uomo complesso: Ulisse è contorto, astuto, sottile, ingegnoso, abile, sottile, brillante, scivoloso; la complessità che va oltre la morale, che vede l'uomo come l'essenza di etichette positive o negative, cioè quelle della semplificazione, che oggigiorno sono molto di moda e che non digeriscono la complessità, poiché questa è sempre ambigua, variabile e instabile.

Complessità deriva dal latino complexus, ossia qualcosa di intrecciato, un insieme di elementi che interagiscono tra loro, creando disordine e presentando una miriade di soluzioni, di visioni, di ragionamenti.
L'eroe complesso che Omero innalza a qualcosa di importante e fondante è un uomo che riesce a generare qualcosa di nuovo e completamente diverso nel caos della complessità; non a caso il fondamento della filosofia greca è insegnare la complessità del mondo. Ulisse è un uomo complesso, cioè un uomo intelligente o dotato di molteplici intelligenze. Omero cerca di mostrare poeticamente queste mille facce di Ulisse, presentando la capacità dell'eroe di mutare aspetto, ricorrendo più volte all'arte del travestimento, o inventandosi false identità per mettere alla prova l’indole e il pensiero delle persone con cui entra in contatto.
Ma perché Omero inserisce questo epiteto all'inizio della sua opera? Perché le reazioni che il personaggio di Ulisse suscita nel lettore sono contrastanti, si trasformano e trasformano chi legge: la frase di apertura di Omero non è solo una descrizione dell'eroe, ma un avvertimento. L'uomo complicato porta pensieri, riflessioni e giudizi che possono travolgere, sconvolgere, rovesciare e sopraffare il lettore o l'ascoltatore. La complessità, per certi versi, è un mostro che richiede grande forza di carattere per domarla; al contrario, se non si affronta con coraggio, distrugge e demolisce interiormente chi la possiede.
La complessità ha una potenza sconvolgente ed è una caratteristica dell'uomo elevato. Non a caso, nel libro X dell’Odissea, nell’unico altro passo del poema in cui compare l’aggettivo polytropos, Circe indica Odisseo come polytropos, quando si accorge con stupore che la pozione che trasforma gli uomini in animali non ha effetto su di lui: la semplificazione istintiva non funziona con un uomo intelligente.

Per i Greci, possedere la metis, l'intelligenza astuta, dà la possibilità di sapersi adattare a ogni situazione attraverso la mutevolezza. La metis si realizza, dunque, nella polimorfia, nella capacità di cambiar forma, nell’essere, all’occorrenza, “doppi”, ordendo trappole concettuali sotto apparenze rassicuranti, ciò che sarà la base della filosofia classica e della retorica antica.
Per Omero, narrare di Ulisse significa presentare l'essenza dell'uomo, con la sua forma mentis complessa, la sua struttura psicologica articolata, soprattutto nel modo di considerare e intendere la realtà, determinandola e condizionandola.
Il ginnasio greco, con la paideia, cercherà di formare ed educare il giovane attraverso l'atletica, la musica, la storia, la retorica, nella costruzione di una forma mentis complessa, tanto che per i Greci, la paideia è civiltà e cardine per la formazione del cittadino della polis, e la semplificazione, cioè i pensieri facili, gli istinti, le ovvietà, la demagogia, è il complemento e il completamento dell'essere incolto, barbaro, incivile.

Dettaglio di cratere a campana a figure rosse di Paestum, dipinto da Pitone, con raffigurazione di Ulisse legato al palo della nave per resistere ai canti delle sirene. Il reperto è datato al 330 a.C. ed è parte della collezione delle Staatlichen Antikensammlungen di Berlino.