IL GLADIATORE URBICUS DI FIRENZE

Nel 1650 nella chiesa dell'ex monastero di Sant'Antonino, in via Francesco Sforza a Milano, fu ritrovata una stele funeraria in marmo, in ricordo del gladiatore Urbicus, risalente al III secolo d.C., ora al Parco Archeologico dell'Anfiteatro Romano e Antiquario “Alda Levi” di Milano.
Urbicus era un gladiatore fiorentino di tipologia secutor, ed avendo un solo nome sappiamo che era uno schiavo, morto nel III secolo d.C., all'età di 22 anni, nell'anfiteatro di Milano, dopo 13 combattimenti.
Essendo uno schiavo non poteva avere famiglia per le normative dell'epoca, ma molti di essi ce l'avevano in modo non ufficiale, infatti sono proprio la moglie e le figlie a dedicare la stele al marito e padre morto.
L'iscrizione sulla stele dice: “DM/Urbico secutori primo palo/natione fiorentino qui pugnavit (terdecies)/vixit annos (duos et viginti)/Olympias filia quem reliquit mesi (quinque) et Fortunensis filiae et Lauricia uxor/marito bene merenti cum quo vixit annos (septem)/Te moneo ut quis quem vicerit occidat colent Manes amatores ipsius”.
Tradotta: "Agli Dei Mani. A Urbico, secutor primo palo, fiorentino di origine, che combatté 13 volte, visse 22 anni, dedicano la figlia Olimpia di 5 mesi, la figlia Fortunense e la moglie Lauricia per il marito che ben meritò, col quale visse 7 anni. Ti avverto, o tu che uccidi chi ha vinto: i suoi tifosi terranno viva la sua memoria”.

Nella lapide lo si dichiara “secutor primo palo”, che era la qualifica dell’aiutante in prima del doctor, ossia l’addestratore dei gladiatori. Si dice che era di Florentia, l'odierna Firenze. Non sappiamo se fosse uno schiavo per debiti, condannato ai lavori forzati o altro, e del perchè combatteva nell’arena.
La dotazione di un gladiatore secutor era costituita da un elmo liscio, un gladio, uno scudo, una manica sul braccio destro e uno schiniere sulla gamba sinistra; combatteva di solito contro un gladiatore reziario, ed era uno degli accoppiamenti da combattimento che più entusiasmava il pubblico degli anfiteatri.
Nella lapide lo vediamo effigiato con i suoi attributi: l’elmo infilato su un palo, nella mano destra un gladio e nella sinistra uno scudo, mentre il cane potrebbe essere collegato ai giochi o di sua proprietà. L’ultima frase dell’epitaffio suona come una maledizione, il gladiatore con il braccio alzato in segno di vittoria, incita i compagni a uccidere gli avversari sconfitti in combattimento: evidentemente Urbicus è stato ucciso da un avversario che aveva risparmiato, o aveva esitato ad ucciderlo, ed era stato colpito da questi a tradimento.