LA GARA REGINA: LA CORSA DEI 200 METRI

Alle Olimpiadi moderne, la gara di corsa di velocità, i 100 metri piani, è la competizione regina dell'atletica leggera, quella che attrae l'attenzione mediatica di milioni di persone, ed uno dei simboli stessi delle Olimpiadi.
Nel mondo antico vi era una gara simile, giudicata la più importante dei Giochi Olimpici del mondo classico, ed era lo stadio, i 200 metri piani di corsa in velocità, simile per dinamica all'attuale 100 metri.
ll nome della gara, stadio, in greco stadion, deriva da una misura di lunghezza, lo stadion, che ad Olimpia è possibile ancor oggi misurare in circa 192.27 m., che equivale all'incirca alla gara contemporanea di velocità dei 200 metri, ma senza la curva che contraddistingue l'evento attuale. In antichità era una gara su pista rettilinea.
Controllando i record mondiali degli ultimi anni, si capisce che gli attuali 200 metri sono meglio dei 100 metri per testare la velocità massima di un atleta. Infatti sui 200 metri, l'atleta riesce ad accelerare alla massima velocità solo negli ultimi 100 metri.
Michael Johnson nella corsa dei 200 metri alle Olimpiadi di Atlanta, nel 1996, fece 19,32 secondi: i suoi tempi parziali per i primi e i secondi 100 metri sono stati 10,12 e 9,20 secondi. Usain Bolt ai mondiali di Berlino nel 2009 ha fatto tempi parziali di 9,92 e 9,27 secondi nella sua corsa da record mondiale sui 200 metri di 19,19 secondi.
Perciò la gara regina della velocità è quella dei 200 metri, come affermavano già i Greci nell'antichità e non i 100 metri piani dell'atletica leggera attuale.
Gli atleti correvano in modo simile a quelli attuali, come ci ricorda Filostrato nella sua opera Sull'Atletica: "i corridori dello stadio... per ottenere un ritmo di corsa veloce, muovono le gambe con il supporto delle mani, come da esse sollevati in volo..."
La lunghezza della pista era fissata convenzionalmente in 600 piedi, secondo il mito, quelli dell'eroe greco Ercole, uno dei fondatori dei giochi atletici, ma l’unità di misura differiva da città a città: a Delfi e ad Atene uno stadio misurava 177.50 m, ad Epidauro 181.30, a Pergamo 210. Secondo le cronologie giunte fino a noi, la gara dello Stadio fu introdotta nella prima Olimpiade, nel 776 a.C.
Lo sprint vedeva la partecipazione di 12-20 atleti, avveniva a piedi nudi, sulla sabbia, su un tracciato segnato, e resta la sola gara, di ciascuna Olimpiade, per la quale sia stato tramandato il nome del vincitore.
Siamo in possesso dei dati relativi ai vincitori, di quasi tutte le 255 edizioni; più di un millennio di gare, dal primo atleta vittorioso, Corebo nel 776 a.C., fino all’ultimo riportato, Dionisio di Alessandria nel 269 d.C.

Il primo a vincere due Olimpiadi in questa specialità fu l’ateniese Pantacle nel 696 e 692 a.C., fra i triasti (triastes in greco = colui che riporta tre successi consecutivi) in differenti edizioni, vanno citati, lo spartano Chione, Astilo di Crotone poi cittadino di Siracusa, e Crissone di Imera, colonia siciliana. Ma solo Leonida di Rodi fu capace, fra il 164 e il 152 a.C., di affermarsi per ben 4 volte consecutive, divenendo una vera e propria leggenda del mondo antico, vincendo l’ultima Olimpiade quando aveva 36 anni.
Gli antichi corridori si allenavano duramente nel ginnasio per arrivare, dopo essere stati selezionati, a contendersi il primo posto ad Olimpia. Filostrato nella sua Sull'Atletica, ci informa sulle caratteristiche di uno sprinter della gara dello Stadio: "i corridori dello stadio, la più leggera tra le competizioni, sono i più forti e i meglio proporzionati atleti, tuttavia i migliori tra questi sono quelli che non sono troppo alti ma sono poco più alti della misura normale; infatti l'eccessiva altezza ostacola la resistenza, come accade per le piante che crescono troppo alte. Siano robusti: infatti il presupposto per poter correre bene è essere ben saldi. Abbiano questa armonia: le gambe siano proporzionate alle spalle, il torace più piccolo della misura normale è provvisto di sani organi interni, il femore snello, la tibia dritta, le mani più lunghe della norma; abbiano anche una muscolatura equilibrata, infatti i muscoli in eccesso ostacolano la velocità".
Alla partenza dello stadio antico, gli atleti venivano allineati lungo una lastra in pietra, indicata come balbis, che definiva la linea di partenza, solcata da due scanalature parallele, dove gli atleti infilavano l'alluce del piede destro arretrato, nel solco retrostante, e quello del piede sinistro avanzato, nell'incavo anteriore, in posizione del corpo quasi verticale, anche se alcuni vasi del V-IV secolo a.C. rappresentato la posizione in parte piegata, inginocchiata, usata attualmente nelle gare di sprint dell'atletica leggera.
In antichità vi era un meccanismo indicato in greco come hysplex, una specie di blocco di partenza, basato su una piccola barriera di legno, una sorta di catapulta introdotta agli inizi del V sec. a.C. (il principio fu preso proprio dall'invenzione militare della catapulta, avvenuta proprio in quel periodo), posta dinanzi ad ogni corridore; tramite un sistema di corde, il giudice azionava il dispositivo, che faceva abbassare velocemente, nel momento della partenza, l'ostacolo artificiale, permettendo una reazione rapida dell'atleta nel fare lo scatto ed iniziare la corsa.
La falsa partenza era punita con una breve fustigazione. Alla fine della pista vi era un'altra lastra di pietra, un balbis finale, che doveva essere raggiunto, dichiarando la vittoria del primo che lo avrebbe toccato, sfiorato o attraversato.
La parte finale della pista, nell'antica Olimpia terminava di fronte all'altare di Zeus, il santuario più famoso del mondo antico, che indicava la connessione tra religione e atletismo, fulcro del paganesimo ellenico.

Anfore Panatenaica a figure nere con gare di velocità, il famoso Stadio, risalente al VI secolo a.C. Metropolitan Museum of Art, New York.

Anfore Panatenaica a figure nere con gare di velocità, il famoso Stadio, risalente al VI secolo a.C. Museo del Louvre, Parigi.

Anfore Panatenaica a figure nere con gare di velocità, il famoso Stadio, risalente al VI secolo a.C. Staatliche Antikensammlungen, Monaco di Baviera.