SEGNI DI MORSI DI FELINO SU UNO SCHELETRO

Dei segni di morsi, forse di leone sullo scheletro di un uomo, rinvenuto in un cimitero di 1.800 anni fa alla periferia di York, forniscono la prima prova materiale di combattimenti o di cacce tra uomini e animali per lo spettacolo negli anfiteatri dell'Impero romano.
Nel dare la notizia moltissimi quotidiani, tv, giornali, siti, pagine socials ecc. hanno intitolato erroneamente: "gladiatore contro leone", invece di usare termini come venator, il cacciatore delle bestie, o bestiarius, il combattente contro le bestie feroci; i gladiatori nel periodo imperiale combattevano solo ed unicamente contro uomini.
Questo errore è stato fatto dallo stesso professor Tim Thompson della Maynooth University, responsabile della ricerca, che per semplificare ai giornalisti la notizia e per creare attenzione mediatica, ha commesso l'imprecisione, poi corretta, di usare il termine gladiatore; ma ormai le dinamiche mediatiche, che hanno subito preso la palla al balzo per creare titoli ad effetto, hanno indicato lo scheletro come quello di un "gladiatore", facendo pensare che i gladiatori combattessero contro le bestie negli anfiteatri.

La notizia invece ci informa che uno scheletro recentemente esaminato proveniente da York, in Inghilterra, che si ritiene risalga al III secolo d.C., mostra segni inequivocabili di un incontro fatale con un grosso felino predatore, forse un leone.
Lo scheletro, appartenuto ad un uomo di età compresa tra 26 e 35 anni, è stato rinvenuto quasi vent'anni fa durante uno scavo archeologico a Driffield Terrace, un sito funerario vicino alla città romana di Eboracum, l'attuale York dove sono state trovate circa 80 tombe di gladiatori. York all'epoca fungeva da città romana e primariamente da fortezza legionaria, rendendola il secondo centro abitato più grande della Gran Bretagna dopo Londinium, l'odierna Londra.
La ricerca conferma che l'uomo era stato morso al bacino, in due punti ben distinti, secondo uno schema che ricordava le fauci di un grosso felino come un leone, un leopardo o una tigre, anche se si pensa ad un leone per la profondità del morso.

Il team, utilizzando la scansione 3D e il confronto con i modelli di morsi di animali da zoo e provenienti dalla savana africana, ha determinato che le ferite sono state molto probabilmente inflitte durante gli ultimi istanti di vita dell'uomo.
Ad aumentare il mistero, l'uomo era stato decapitato, una caratteristica comune alla maggior parte degli oltre 80 scheletri rinvenuti nel sito, risalenti a un periodo compreso tra il I e ​​il IV secolo d.C. I ricercatori hanno ipotizzato che la decapitazione potesse essere avvenuta per porre fine alle sofferenze dell'uomo o come dimostrazione di un'usanza romana.
Ulteriori analisi delle ossa dell'uomo hanno dimostrato che aveva problemi alla colonna vertebrale dovuti al sovraccarico della schiena, e delle anomalie agli arti dovuti a delle continue sollecitazioni fisiche, caratteristiche che hanno fatto pensare a problemi fisici legati all'addestramento continuo.
Ciò che rende questa scoperta così straordinaria è che le prove fisiche di combattimenti tra uomini e animali selvatici sono molto rare. La diffusione delle migliaia di raffigurazioni artistiche e letterarie, come mosaici e testi in latino, mostrano spesso i venatores, cioè i cacciatori di animali, o i bestiarii, cioè i combattenti contro gli animali, negli anfiteatri, al contrario i resti scheletrici che indicano tali incontri erano praticamente inesistenti fino ad ora.

I segni di morsi sull'anca dell'uomo corrispondono a quelli causati da grandi felini, ma i grandi felini in genere uccidono le loro prede mordendo la testa o il collo, perciò viene eliminata la possibilità che sia stata una condanna a morte, la famosa "damnatio ad bestias", cioè la condanna ad essere divorati dalle bestie, riservata nel periodo imperiale a determinati criminali. Vi è anche il fatto che nelle città dove vi erano delle legioni, come York, non veniva praticata questa condanna per determinate normative imperiali.
Secondo lo studio e l'analisi della dentatura, il felino sarebbe molto probabilmente originario del Nord Africa. Il leone o un diverso felino fu probabilmente trasportato lungo le rotte di rifornimento consolidate, che trasportavano anche grandi quantità di vino, olio e grano attraverso il Mediterraneo e l'Europa continentale fino a York, dato che era una base legionaria. La movimentazione di altissime quantità di bestie selvatiche, impiegate negli spettacoli romani, è una cosa conosciuta anche se da molti criticata per gli effetti che ebbe sulla fauna nell'antichità. La storia viene raccontata prescindendo dai giudizi morali.

Dettaglio di un grande mosaico pavimentale romano, con cacce agli animali, le venationes, 320-330 d.C., proveniente da Torrenova, in periferia di Roma. Ora alla Galleria Borghese a Roma.

Rilievo romano in marmo con scene di combattimento tra un bestiarius e un leone, datato al I-II sec. d.C., dal santuario di Artemis ad Efeso, in Turchia.

Lo scheletro ritrovato.

I segni dei morsi.