SCULTURA DI "GUANTONE" CAESTUS

Scultura romana in bronzo di "guantone" da pugilato denominato caestus, datato al II sec. d.C., probabilmente un manufatto con carattere votivo per un pugile ritiratosi; pochi reperti giunti fino a noi raffigurano, con chiarezza di dettagli, una delle tipologie dei guantoni da pugilato del periodo classico.
Il caestus è un invenzione romana, una delle diverse tipologie di "guantoni" usati in eventi organizzati in età imperiale, dove l'estremizzazione violenta e brutale delle competizioni agonistiche di pugilato di matrice greca, sviluppò differenti forme di pugilato. Conosciamo poco del suo suo uso e degli sviluppi tecnici, metodologici e normativi che l’utilizzo di questo genere di arnesi richiedeva per ottemperare alla logica di tali manifestazioni atletiche.
Il termine caestus (plurale caesti) che trova il significato dalla derivazione da cesto, canestro, contenitore ma anche cinghia, fascia, è un termine usato dai romani sia nella sua forma generica, per indicare semplicemente il "guantone" da pugilato, ma analogamente dagli scrittori, i narratori e gli autori latini, vicini all'atletismo, per specificare il guantone con l'inserto, forse in metallo, a forma arrotondata.
Il guantone rappresentato nella scultura è costituito da corde che formano una specie di "imbracatura" attorno alla parte superiore delle nocche del pugno chiuso; afferrata dal pollice vi è una fascia forse in cuoio o bronzo, simile ad un cestino semi cilindrico, che copriva totalmente le nocche e lo stesso pugno, e da un innesto sporgente, legato con corde che partono dal polso. Sulla parte intorno al polso è visibile il summus vellus di lana, che veniva usato per detergersi dal sudore.
Il giunto contundente è un vero e proprio mistero, non si conosce il suo uso e il materiale con cui veniva prodotto.
Il reperto archeologico, rinvenuto a Roma nell'800, è stato donato nel 2001 dalla famiglia Safani, proprietaria del reperto, al Metropolitan Museum of Art di New York.